La lotta contro l’opportunismo e il moderno revisionismo L’esperienza dei comunisti ungheresi


Gyula Thürmer, presidente del Partito Operaio Ungherese

Nel 2004, quando il Partito Operaio Ungherese (Munkaspart) celebrava il suo 15° anniversario,

fu lanciato un forte attacco politico ed ideologico contro il partito. E’ stato il più forte e più duro attacco mai condotto dalle forze opportuniste in seno al partito che, per poco, non fu distrutto. Dopo 500 giorni di dura lotta interna ed esterna, il Partito Operaio ha superato questo grave problema. Il partito ne è uscito debilitato ma non distrutto. Il Partito adottò varie risoluzioni su questi fatti: rafforzò il suo carattere marxista-leninista, rafforzò la direzione, rinnovò il sistema di formazione del partito, modificò il nome del partito, che assunse il nome di Partito Comunista Operaio, [1] abbandonò il partito della Sinistra Europea e, nel 2012, adottò un nuovo programma.

Da chi era composta l’opposizione interna opportunista?

Nel 2004 e 2005 l’opposizione interna, diretta dall’allora vicepresidente del partito Attila Vajinai, iniziò un attacco contro la linea politica del partito.

Il terreno di coltura per  l’opposizione opportunista interna si trovava in due luoghi fondamentali. Il primo sono le località dove il Partito operaio cooperava con il Partito Socialista Ungherese (MSZP) nei governi locali (per esempio a Pécs, Eger, Komàron, Kecskemet, ecc.). Il partito Operaio ha avuto come linea di condotta quella che, nei casi concreti e a beneficio degli interessi dei lavoratori, doveva e poteva cooperare con altri Partiti, incluso il MSZP, però ciò non significava che questa cooperazione fosse di carattere strategico.

I nostri rappresentanti nei governi locali hanno ricevuto riconoscimenti pubblici, un ruolo e una posizione e, per essere franchi, alcuni posti di rilievo, considerate le nostre modeste dimensioni. Non teniamo conto della possibile influenza del denaro. Il MSZP è stato capace di comprare letteralmente vari nostri rappresentanti.

L’altro terreno di coltura per l’opportunismo si trovava a Budapest, tra i circoli intellettuali. Praticamente tutti i dirigenti dell’opposizione opportunista appartenevano alla vecchia “nomenclatura” dell’Ungheria socialista: vecchi capi di dipartimento del Comitato Centrale, primi segretari dei comitati regionali, alti funzionari statali, colonnelli e generali, professori della vecchia scuola superiore del Partito, ecc. Erano soliti dire che avevano amici nel Partito Socialista e non volevano ammettere che il MSZP si era convertito in un partito borghese, di destra e socialdemocratico.

Cosa voleva l’opposizione opportunista?

L’opposizione interna pretendeva di sostituire la direzione marxista del Partito, rivedere l’orientamento marxista, la strategia, la tattica, la struttura organizzativa e la politica estera del Partito.

Com’è naturale nessuno di questi obiettivi si è mostrato in forma immediata o diretta, così com’è successo con le ambizioni personali. Questo ha reso molto difficile la lotta contro gli opportunismi.

Quali erano gli obiettivi concreti e i principi che proclamavano?

1. “La Sinistra Unita”

La principale parola d'ordine delle forze opportuniste era “unire la sinistra”, come dire unirsi con la socialdemocrazia e con tutte le forze di sinistra.  Certamente accettavano la posizione della maggioranza dei membri del Partito Operaio, secondo la quale in Ungheria esisteva il capitalismo e la classe capitalista era formata da due gruppi principali: socialdemocratici liberali da un lato e nazionalisti-conservatori dall’altro. Però, nel frattempo, dichiaravano che una vittoria delle forze nazionaliste-conservatrici avrebbe rafforzato l’ultradestra, incluso il fascismo e pertanto, per evitare questo, il Partito Operaio avrebbe dovuto cooperare con la socialdemocrazia e, specificatamente, con il MSZP.

2. Il Partito della Sinistra Unita.

Gli opportunisti avevano pianificato di creare tale organizzazione, alla quale si sarebbero uniti una parte del Partito Operaio, socialisti di sinistra, tecnici agricoli, impresari disillusi, funzionari, ecc. Come esempio utilizzavano la Sinistra Unita spagnola o l’Unione delle Sinistre finlandese, Vasemmistoliitto.

In parallelo all’idea di un Partito della Sinistra Unita, cominciarono ad organizzare attraverso Internet un forum del movimento rinnovato. Dichiararono che stavano alla sinistra della socialdemocrazia, cercando un’alternativa alle politiche neoliberiste. Misero particolare enfasi sul fatto che erano indipendenti del Partito Operaio.

Da quel momento hanno condotto un attacco brutale che, per la sua durezza, ha superato anche quello dei “media” borghesi, contro le politiche e la direzione del Partito Operaio.

Tali posizioni hanno utilizzato un temporaneo arretramento della classe operaia per dimostrare che la principale contraddizione e, pertanto, la lotta, non era tra capitale e lavoro, ma tra la globalizzazione capitalista e le cosiddette organizzazioni che cercano un’alternativa alle politiche neoliberiste.

3. La trasformazione del capitalismo al posto della lotta rivoluzionaria.

L’opposizione opportunista pretendeva di raggiungere fondamentali obiettivi politici, sostituire la direzione marxista del Partito e prendere il controllo del Partito Operaio, ma anche di formulare alcune posizioni ideologiche. Citando esempi dei movimenti della sinistra latinoamericana e del Social Forum, dichiararono che non c’era bisogno della lotta di classe, che si può trasformare il sistema di sfruttamento utilizzando le forme della democrazia diretta. Hanno sottolineato che, nelle attuali condizioni, non è importante la proprietà dei mezzi di produzione, ma il loro controllo.

4. Il fascismo come principale pericolo.

Gli opportunisti hanno sostenuto, facendo propri gli argomenti della socialdemocrazia e della borghesia liberale, secondo i quali in Ungheria era in atto un processo di rafforzamento dell’estrema destra, anzi, del fascismo, che la vittoria elettorale del partito conservatore-liberale avrebbe aperto le porte al fascismo.

Sul terreno pratico, queste forze hanno ridotto la lotta contro il fascismo alla lotta contro l’antisemitismo e la negazione dell’olocausto. Hanno dimenticato che il fascismo è una conseguenza, una complicanza della malattia, non la malattia in sé. La malattia, la causa del fascismo, è proprio il sistema capitalista.

C’era un’estrema destra in Ungheria nel 2004 che utilizzava tradizionalmente due argomenti: da una parte, il fatto che in Ungheria, su una popolazione di 10 milioni di abitanti, vi siano da 700.000 a 800.000 zingari, ai quali il sistema capitalista ha reso impossibile ottenere un impiego, trasformandoli in una fonte di forti conflitti sociali. Dall'altra parte, il fatto che in Ungheria risieda una delle comunità ebraiche più grandi d’Europa.

Senza dubbio non si può parlare di una minaccia fascista imminente. E’ un fatto, però, che i partiti conservatori sono stati i primi ad adottare leggi anticomuniste, quando nel 1993 proibirono l’uso pubblico della stella rossa e del simbolo con la falce e il martello e che i governi socialdemocratici successivi non hanno fatto niente per cambiare la situazione.

5. “Partito democratico e aperto”.

Gli opportunisti si sono opposti al principio del centralismo democratico. Affermarono che le decisioni del Comitato Centrale non fossero obbligatorie, ma fossero solo raccomandazioni. Insistettero sul fatto che la minoranza non dovesse essere vincolata a rispettare le decisioni della maggioranza. I rappresentanti di queste posizioni non volevano un’organizzazione militante che servisse gli interessi dei lavoratori, ma volevano crearne una nuova, simile a un forum di discussione su internet. Tre organizzazioni regionali, Baranya, Bacs-Kiskun e Somogy, su un totale di 19, si sono regolarmente opposte alla politica del Comitato Centrale, alle sue decisioni ufficiali e alle sue attività. Hanno cercato di trasformare il Comitato Etico del partito in una direzione parallela, contrapposta al Comitato Centrale.

Hanno cercato di cambiare la struttura del partito, di sostituire il partito centralizzato e disciplinato con una vaga alleanza di organizzazioni. Al posto della triplice richiesta ai membri del partito (accettare il programma, militare nelle organizzazioni di base e pagare le quote) hanno aperto il partito a tutti i simpatizzanti. Hanno appoggiato la possibilità di aderire al partito tramite internet.

Nell’attività mediatica del partito, invece di una propaganda cosciente ed organizzata, proclamavano la necessità di organizzare una rete di forum aperti e siti sociali.

6. I forum sociali e gli altri movimenti della società civile.

I dirigenti dell’opposizione opportunista parteciparono a molti incontri dei Social Forums Europei. Erano sempre più portati a pensare che un partito comunista dovesse identificarsi con le organizzazioni e i movimenti  civili, sostenendo che oggi non si può considerare la classe operaia come principale forza rivoluzionaria e che, d'ora in avanti, gli intellettuali avrebbero giocato questo ruolo, insieme con i media, molto attivi in politica e presenti fondamentalmente nei movimenti civili.

7. l’alleanza con il partito della Sinistra Europea.

Gli opportunisti danneggiarono anche il sistema di relazioni internazionali del Partito. Argomentavano che il Partito Operaio non doveva appoggiare l’Incontro Internazionale dei  Partiti Comunisti e Operai, ma rafforzare la cooperazione con la Sinistra Europea e il gruppo GUE/NGL (2) al Parlamento Europeo.

Cosa ha reso possibile la comparsa e il rafforzamento dell’opportunismo?

La comparsa e il rafforzamento dell’opportunismo sono il risultato della combinazione di vari fattori, parte dei quali connessi al passato periodo socialista e altri verificatisi nelle ultime decadi.

1. La maggioranza dei membri del Partito Operaio era cresciuta negli anni del socialismo, nello spirito del XX Congresso del PCUS

Nel sistema di formazione del partito, le questioni della lotta di classe venivano trattate nello spirito del XX° Congresso del PCUS. Si insegnava che la lotta di classe nel socialismo si riduce e poi scompare o, se esiste, permane solo in ambito internazionale. Nella politica interna la “collaborazione”, gli interessi “nazionali” di “tutta la società” erano al centro dell’attenzione.

Alla maggioranza dei membri del Partito Operaio è stato insegnato che i comunisti devono cooperare con i socialdemocratici. Si ripeteva più volte, quasi come un dogma, che la cooperazione dei comunisti tedeschi con i socialdemocratici avrebbe consentito di evitare la salita al potere di Hitler. Questa posizione fu confermata anche dal XX° Congresso.

Le relazioni tra paesi capitalisti e socialisti, secondo il dogma del XX° Congresso, sarebbero rimaste sempre di coesistenza pacifica. Ci si era dimenticati che il capitalismo ha sempre preteso e continua a pretendere di distruggere il socialismo.

2. La maggioranza dei membri del Partito Operaio non ha esperienza di lotta di classe.

Nel 1956 il movimento comunista ungherese dovette affrontare forze controrivoluzionarie che volevano abbattere il governo operaio e contadino. L’esperienza del 1956 ha forgiato quella generazione. Chi è venuto dopo non ha avuto questa esperienza.

3. Per molto tempo è esistita nella politica del partito Operaio un’analisi ambigua sul Partito Socialista Ungherese (MSZP).

Nell’autunno del 1989 si sono formati due partiti sulle ceneri del vecchio Partito Socialista Operaio Ungherese (MSZMP). A lungo, alcuni membri del Partito Operaio, anche della sua Direzione, hanno mantenuto l’illusione di poter cooperare con il MSZP nella lotta contro il capitalismo per gli interessi del popolo lavoratore.

Il 2002 fu decisivo a questo proposito. Nella seconda tornata delle elezioni parlamentari del 2002 il Partito Operaio ha ritirato i suoi candidati in otto distretti elettorali, contribuendo così alla vittoria dei socialisti e del governo Medgyessy. Successivamente, la Direzione del Partito Operaio ha fatto spesso autocritica: “Sapevamo che stavamo prendendo una decisione sbagliata, però i membri del nostro partito credevano nel MSZP e la direzione del partito si è lasciata trascinare dalla corrente”.

Alla fine del 2002, il XX° congresso del Partito Operaio cambiò posizione rispetto al MSZP. Il congresso stabilì: “il MSZP non è nostro amico né nostro alleato naturale. IL MSZP è uno dei molti partiti borghesi ungheresi che difendono il capitalismo”. Questa decisione congressuale fu un punto di svolta nella vita del partito.

4. L'impreparazione ideologica del partito ha contribuito al rafforzamento dell’opportunismo e alla lunga lotta contro di esso

In parte, questo è stato il risultato della scarsa presenza del partito tra gli intellettuali. Tra il 1989 e il 1990 la maggioranza degli intellettuali marxisti non confluì nel Partito Operaio, ma nella socialdemocrazia, un po' perché sembrava una via d'uscita facile, un po' perché il MSZP offriva risorse materiali, cosa che non poteva fare il Partito Operaio. [2]

Un altro problema è stato quello del lavoro ideologico, di cui non tutto il partito si fece carico. Le Risoluzioni del Comitato Centrale offrivano chiare analisi marxiste, ma non siamo riusciti a diffondere questi documenti a tutti. Una parte dei membri del partito cadde sotto l’influenza dell’antimarxismo.

Un inconveniente serio è stato il fatto che il partito non è riuscito ad organizzare una scuola di formazione. Ci sono stati molti tentativi, tutti falliti. Ci rendemmo conto che era impossibile insegnare il marxismo con i vecchi libri di testo. Avevamo bisogno di nuovi metodi, nuovi libri, nuovi professori e tutto questo richiedeva tempo.

5. Una parte considerevole dei membri del partito ha rifiutato per molto tempo di credere che esistesse una posizione opportunista interna.

Molti di loro ripetevano che “dovevamo vedere quello che ci teneva uniti, non quello che ci divideva”. Molti pensavano che non avessero cattive intenzioni, che i dirigenti più giovani stessero cercando nuove strade per modernizzare il partito. E’ stato deplorevole che persino alcuni membri del presidium del partito abbiano perso molto tempo prima di capire che eravamo di fronte ad  un’offensiva politico-ideologica tendente a dividere il Partito Operaio e che non si trattava di confusioni o errori di dirigenti giovani.

6. La frustrazione e il pessimismo dei membri del partito hanno giocato il loro ruolo.

E’ stato difficile adattarsi al fatto che nel 1989-1990 il capitalismo fosse stato instaurato in Ungheria. E’ stato difficile capire che si poteva perdere il potere. Molti membri del partito pensavano che il riflusso del movimento comunista sarebbe passato presto, che anche se non sarebbe tornato il socialismo in Ungheria almeno si sarebbe rafforzato il partito. Molti non capivano perché il Partito Operaio, nonostante quindici anni di dura e continua lotta, non riusciva a entrare in parlamento, mentre i comunisti greci, portoghesi, cechi e di altri paesi ottenevano buoni risultati elettorali.

7. Il Partito Socialista Ungherese (MSZP) ha appoggiato in tutti i modi possibili il rafforzamento degli opportunisti dentro il Partito Operaio.

I dirigenti dei socialdemocratici si sono resi conto che in un prossimo futuro il Partito Operaio avrebbe potuto diventare un pericolo per il MSZP. Da che cosa lo capivano?

In primo luogo, nonostante che il Partito Operaio non sia potuto entrare in parlamento perché i suoi risultati elettorali, tra il 2,2% e il 3,9%, non erano sufficienti per superare lo sbarramento del 5%, nel 2002 i suoi voti sono stati decisivi in molti distretti elettorali. Se nel 2002, nel secondo turno, il Partito Operaio non avesse appoggiato i candidati del MSZP, questi avrebbero potuto perdere. In quell’occasione il MSZP ottenne il 42% dei voti, mentre i suoi rivali, il FIDESZ, raccolsero il 41,07%.

In secondo luogo, nel 2004 il Partito Operaio propose un referendum nazionale contro la privatizzazione degli ospedali e degli altri comprensori sanitari, chiedendo che rimanessero in mano statale o municipale. Questa iniziativa era diretta apertamente contro il MSZP, che, al  governo con i liberali, aveva deciso di privatizzare il sistema sanitario nazionale. Gli attivisti del Partito Operaio, nonostante il freddo invernale e la neve, riuscirono a raccogliere le 200.000 firme necessarie per il referendum (se ne raccolsero 300.000). Questa è stata la prova della forza organizzativa del Partito Operaio.

In terzo luogo, il XX° congresso, che il Partito Operaio tenne alla fine del 2002, aveva cambiato la politica nei confronti del MSZP e fu chiaro che, nelle future elezioni, il Partito Operaio non avrebbe più appoggiato il MSZP.

L’iniziativa del Partito Operaio per il referendum nazionale infastidì molto i socialisti, che cercarono di “comprare” il nostro partito. Gyorgy Janossy, allora Presidente del MSZP, ricevette istruzioni di persuadere il Partito Operaio e personalmente Attila Vajnai, affinché non depositasse le firme raccolte. Chiesero anche che i comunisti non presentassero candidati alle elezioni europee. In cambio offrirono il loro appoggio nei governi locali e posti ben pagati nelle istituzioni statali. La risposta del Partito Operaio fu netta: “il Partito Operaio non si vende!”. Il nostro partito presentò le firme raccolte e continuò il lavoro per il referendum.

La direzione del MSZP si rese conto che nelle elezioni parlamentari del 2006 avrebbe affrontato un FIDESZ molto forte, per questo ogni voto sarebbe stato di grande importanza. Il Partito Socialista non volle mai cooperare con i comunisti a livello nazionale. Il suo obiettivo era sempre stato sottrarre voti ai comunisti utilizzando lo slogan “ la sinistra deve essere unita di fronte alla minaccia fascista”.

8. Anche il ruolo del Partito della Sinistra Europea è stato importante nel rafforzamento dell’opportunismo.

Il Partito Operaio Ungherese è stato uno dei fondatori del Partito della Sinistra Europea, anche se sin dal principio avevamo forti riserve su questo partito. Lo spirito del Partito della Sinistra Europea ha influenzato alcuni circoli del nostro Partito, anche se questa influenza è stata limitata dalla barriera linguistica.

Nel dicembre del 2004 il presidente del partito della Sinistra Europea, Fausto Bertinotti, visitò Budapest per convincere la Direzione del Partito Operaio dell’importanza della “nuova cultura europea” che, secondo la sua opinione, consisteva nel sostituire il concetto “passato di moda” della lotta di classe. Bertinotti non riuscì a convincere la Direzione del Partito, però l’opposizione opportunista ebbe la prova che le sue posizioni e attività erano appoggiate a livello europeo.

Nel gennaio 2005, Attila Vajnai, allora vicepresidente del partito, propose di tenere un referendum dentro il partito per confermare la nostra presenza nel Partito della Sinistra Europea. La sua intenzione era ovvia: sotto la maschera di “europeo” e “moderno” voleva tirare il partito dalla sua parte. Il Comitato Centrale respinse l’idea di un referendum interno.

Quali furono le conseguenze dell’attività dell’opposizione opportunista interna?

Gli attacchi degli opportunisti in seno al partito ebbero un forte impatto sul movimento comunista ungherese e sul Partito Operaio.

1. Gli attacchi dell’opposizione opportunista immobilizzarono completamente il Partito Operaio, i suoi membri e organizzazioni per 500 giorni, debilitando il partito in occasione delle elezioni parlamentari del 2006, nonostante che tutte le previsioni suggerissero che il Partito Operaio avrebbe potuto ottenere i voti di chi, per quattro anni, era stato ingannato dal MSZP.

2. Le forze opportuniste debilitarono organizzativamente il partito. Non riuscendo ad espugnare la Direzione del partito nel 2005, abbandonarono il Partito Comunista Operaio Ungherese e nel 2006 fondarono un nuovo partito dal nome “Partito Operaio Ungherese”. Il risultato di tutto questo è stato che il 20% dei membri abbandonò il Partito Comunista Operaio Ungherese e una parte di essi si unì al nuovo partito, mentre la maggior parte, frustrata, abbandonò il movimento comunista.

La direzione di 4 ( su un totale di 19) comitati regionali del partito se ne andò con gli opportunisti. Come risultato, molte organizzazioni di base di queste regioni scissioniste furono colte di sorpresa e rimasero passive.

3. Le forze opportuniste hanno danneggiato la credibilità del movimento comunista ungherese, dimostrando che “qui c’è poca unità, solo dispute interne tra uno e l’altro”. Questo ha fatto allontanare molti potenziali simpatizzanti.

4. Questi fatti hanno fatto retrocedere il processo di rafforzamento dell’influenza comunista nei sindacati e nei movimenti civili.

La lotta contro l’opportunismo

Per combattere l’opportunismo, il Partito Operaio ha adottato una serie di misure politiche, ideologiche e organizzative che hanno salvato il partito dalla distruzione.

1. Il Partito Operaio ha elaborato un’analisi marxista dell’offensiva opportunista.

Nel 2005, il XX° Congresso del partito ha completato questo processo e ha dichiarato: ”Il XX° Congresso del Partito Operaio Comunista condanna le azioni di alcuni membri e organizzazioni di partito contro le risoluzioni del Comitato Centrale del Partito Operaio. L’obiettivo della loro attività tendeva, con il pretesto di una supposta attenzione a destra, a sostituire la direzione del partito, a indebolirlo e sottometterlo al Partito Socialista Ungherese. I frazionisti hanno causato un serio danno al Partito Operaio e hanno distratto le forze del partito dal lavoro elettorale e organizzativo. Il Congresso conferma le risoluzioni del Comitato Centrale sull’opposizione interna, approva l’espulsione dell’opposizione interna dalle fila del Partito Operaio e lo scioglimento del Comitato Regionale di Baranya. Il Congresso chiude la discussione sull’opposizione interna. Il Congresso chiama tutti i membri e le organizzazioni del partito a restaurare la disciplina del partito”.

2. Il Partito Operaio decide di chiamarsi Partito Comunista Operaio Ungherese nel 2005.

Con questo il partito ha voluto dimostrare, nella politica interna e di fronte al movimento operaio internazionale, che il nostro partito è un partito comunista marxista-leninista.

3. Nel 2009 il XXIII° Congresso del nostro partito ha cambiato completamente la composizione del Comitato Centrale e del Presidium.

Per permettere l’entrata nella Direzione del partito di forze fresche, nuove: lavoratori attivi, intellettuali, operai. L'età media dei membri eletti al Comitato centrale era 50 anni.

4. La direzione del partito ha deciso di esercitare il controllo sopra gli organi della propaganda del partito, il settimanale “Szabadsag” e l’attività in internet.

Il partito ha organizzato il servizio di posta interno, che consegna alle organizzazioni locali il settimanale centrale del partito e, allo stesso tempo, garantisce la comunicazione tra le organizzazioni centrali e locali.

5. Nel 2011 il nostro partito ha creato l’accademia di Ervin Szabò [3]. Tra i suoi 80 studenti ci sono tutti i membri del CC, tutti i dirigenti regionali, giovani militanti e dirigenti delle organizzazioni giovanili e femminili.

6. Il Partito Operaio ha portato a compimento un considerevole lavoro teorico e ideologico.

Nel 2006, il CC ha prodotto un'analisi completa degli accadimenti controrivoluzionari del 1956. Nel 2007, in occasione del 90° anniversario del Grande Ottobre, ha elaborato l'analisi di novant'anni di storia del movimento comunista.

Nel 2010-2011 abbiamo elaborato le tesi del nuovo programma del partito. Sulla base delle nuove conoscenze e esperienze, utilizzando nuovi metodi, abbiamo analizzato 40 anni di socialismo in Ungheria e le cause della controrivoluzione del 1989. Queste tesi sono state discusse a tutti i livelli del partito. Nello stesso tempo, il CC ha approvato la Tesi del Comitato Centrale del Partito Comunista Ungherese nel centenario della nascita di Janos Kadar, una nuova analisi dell’attività di Janos Kadar e dell’esperienza del socialismo ungherese.

Il Presidium del partito e i suoi dipartimenti hanno lavorato su una serie di materiali nei quali si analizzavano temi specifici del sistema previdenziale, della politica economica, dell’occupazione, nonché questioni della costruzione del partito

Il risultato di tutto questo lavoro è stato la preparazione del Nuovo Programma del Partito, approvato al XXIV° Congresso del 2012.

7. Il Partito Operaio ha concentrato tutti gli sforzi nel lavoro concreto.

Crediamo che lo sviluppo ideologico e politico del partito sia possibile unicamente se il partito verifica i suoi principi nel lavoro concreto, se riassume l’esperienza concreta e la utilizza nel suo lavoro politico-ideologico. Il partito partecipa all’attività sindacale, alle manifestazioni, organizza l'attività di partito nelle strade delle città, gli attivisti del partito entrano nelle organizzazioni e nei movimenti civili.

8. Il Partito Comunista Operaio Ungherese ha approfondito i suoi legami con altri partiti comunisti marxisti del mondo e ne studio le esperienze. 

Il nostro partito partecipa attivamente agli incontri internazionali annuali dei Partiti Comunisti e Operai.

In questa lotta il Partito Operaio ha appreso che non deve essere preparato a resistere solo agli attacchi delle forze borghesi di destra. Dobbiamo renderci conto che le forze borghesi, insieme agli anticomunisti, utilizzano l’opportunismo come una delle principali armi contro il movimento comunista.

Il sistema capitalistico, compreso il capitalismo ungherese, è in crisi. Questa crisi nasce dalla stessa natura del capitalismo e sembra che i paesi capitalisti siano incapaci di controllarla. La borghesia, ovunque, risponde alla crisi con la riduzione delle spese per i bisogni sociali e le altre necessità pubbliche e con la restrizione dei diritti dei lavoratori. Questo incrementa la resistenza delle masse.

Il Partito Comunista Operaio ungherese, nonostante le difficoltà che ancora non abbiamo potuto superare, ha sopportato le dure esperienze delle ultime due decenni ed è una forza reale e riconosciuta in Ungheria. Nella società ungherese sempre più persone cominciano a rendersi conto che la politica e l’ideologia della riconciliazione con il capitalismo non porta da nessuna parte. C’è un solo vero cammino: la lotta contro il capitalismo, la prospettiva della rivoluzione socialista.


[1] Fino al 2005 si chiamò Partito Operaio

[2] Tutte le proprietà del precedente Partito Socialista Operaio Ungherese andarono al MSZP, dichiarato suo erede ufficiale

[3] Ervin Szabó (1877-1918), leader del movimento operaio ungherese, teorico marxista, storico e sociologo