La dimensione europea dell’opportunismo: le basi e il ruolo del PCE


Astor Garcia, membro del Comitato esecutivo del Partito Comunista dei Popoli di Spagna, Raul Μartinez, membro del CC del Partito Comunista dei Popoli di Spagna

“Il proletariato lotta per abbattere la borghesia imperialista con la rivoluzione; la piccola borghesia propugna il miglioramento riformista del capitalismo, l'adattamento e la sottomissione ad esso.” [1]

V.I.Lenin

L’importanza della lotta contro l’opportunismo e la sua dimensione europea.

Il capitale è una forza internazionale e questo richiede che anche la classe operaia si trasformi in una forza internazionale organizzata. Il lungo cammino percorso dal movimento operaio e comunista, dalla creazione dell’Associazione Internazionale dei lavoratori sino ai nostri giorni, è stato attraversato da un continuo dibattito tra due posizioni: quella rivoluzionaria, che esprime gli interessi del proletariato e quella opportunista, espressione dell’influenza della politica e dell’ideologia borghese nel movimento operaio.

A livello europeo, la costituzione del Partito della Sinistra Europea, come strumento per la costruzione di un polo opportunista di dimensioni continentali e di una forza per la collaborazione di classe nel quadro dell’Unione europea, rende necessario che i partiti che fondano la loro politica sul marxismo-leninismo espongano con chiarezza i loro punti di vista riguardo la nuova coalizione delle forze opportuniste “raccomandate”, come vedremo, dal capitale.

La lotta antimperialista che sviluppiamo si dirige contro l’imperialismo come sistema, contro il capitalismo nella sua fase suprema e questo implica un confronto diretto con le unioni imperialiste e le organizzazioni politiche che le sostengono, a qualunque livello. Come in tutta la storia, il trionfo delle posizioni rivoluzionarie nel movimento operaio e popolare implica una decisiva lotta contro tutte le forme e manifestazioni dell’opportunismo.

Di fronte alle future e importanti lotte di classe, non vi possono essere né tolleranza, né coesistenza con l’opportunismo. Uno dei compiti urgenti che deve affrontare il movimento comunista é il rafforzamento del fronte ideologico, in modo da poter affrontare su tutti i terreni l’egemonia che le forze della conciliazione di classe, come l’opportunismo e la socialdemocrazia, mantengono nel movimento operaio e sindacale. La lotta contro il Partito della Sinistra Europea e le sue forze in ogni Paese non è un’opzione per le forze marxiste-leniniste, è una necessità derivante dalle condizioni nelle quali si sviluppa la lotta di classe.

Da dove viene il progetto del Partito della Sinistra Europea? Quali forze lo sostengono? A quali interessi rispondono queste forze? Vediamo.

Le origini eurocomuniste del Partito della Sinistra Europea

Nell’articolo “Eurocomunismo”, al punto “Opportunismo dei nostri giorni”, pubblicato nel n. 2 della Rivista Comunista Internazionale, ci si riferiva all’eurocomunismo come corrente revisionista di destra opposta al socialismo scientifico e nemica del marxismo-leninismo, che è servita come veicolo per la penetrazione dell’ideologia borghese nelle fila della classe operaia e del movimento comunista. [2]

Questa corrente è stata sommamente efficace nel suo compito di dividere e fiaccare il movimento comunista internazionale, comportandosi nel suo seno come una “quinta colonna”, in aperta opposizione alle forze che si mantenevano fedeli al marxismo-leninismo e ai Paesi socialisti. Le sue posizioni, nelle condizioni capitalistiche di gestione della crisi di sovrapproduzione e sovraccumulazione del capitale, iniziata negli anni ’70, sono state un muro di contenimento della lotta operaia, canalizzando l’ira popolare verso i margini sistemici di quello che è stato chiamato “Stato del benessere”.

L’eurocomunismo non è scomparso con la vittoria controrivoluzionaria nell’URSS e negli altri Paesi socialisti dell’est europeo. Dai suoi inizi era orientato a frammentare il movimento comunista, creando un polo opportunista europeo con vocazione egemonica. Come vedremo, in questo compito ha giocato e gioca un importante ruolo il Partito Comunista di Spagna (PCE).

L’VIII° Congresso del PCE, tenutosi nel 1972, decise di appoggiare l’ingresso della Spagna nell’allora Comunità Europea, considerando che questa era “un’opzione strategica di fondo che rispondeva alla necessità di attuare, in un quadro sovranazionale e in un momento in cui si stava producendo una chiara internalizzazione dell’economia, la penetrazione dei mercati, lo sviluppo dei commerci, insieme alla necessità di avanzare verso spazi geografici e politici omogenei”. [3]

Quattro anni dopo, nel giugno del 1976, si tenne a Berlino la Conferenza dei Partiti Comunisti e Operai d’Europa, nella quale i Partiti Comunisti di Spagna, Francia e Italia presentarono, in un fronte comune, la piattaforma eurocomunista, nella quale giocava un ruolo determinante l’appoggio al processo di gestazione di un’unione interimperialista europea.

Queste posizioni sono state poi ratificate nel IX° Congresso del PCE – il primo nella legalità dopo 46 anni-, che si svolse a Madrid dal 19 al 23 aprile 1978, nel quale si abbandonò formalmente il marxismo-leninismo e si elaborò la connotazione ideologica che il PCE conserva sino ai nostri giorni. Le tesi di questo congresso raccoglievano gli assunti revisionisti che la direzione eurocomunista aveva progressivamente imposto dalla metà degli anni '50, così come riconosciuto da Santiago Carrillo [4] nella sua relazione al Congresso a nome del Comitato Centrale uscente:

“Questa volontà ferma è quella che ci ha portato non ad abbandonare il leninismo - come si è detto –, ma a proporre la definizione che abbiamo portato al congresso e che si discuterà quando sarà il momento, un testo che pensiamo corrisponda meglio a quella che è divenuta la pratica politica del partito e alle sue elaborazioni teoriche, frutto dell’esperienza rivoluzionaria da più di venti anni. A questo riguardo voglio dire che il dibattito sul nocciolo di questi problemi non è nuovo; è iniziato almeno da ventidue anni, tanto sulla riconciliazione, l’alleanza delle forze del lavoro e della cultura, il patto per la libertà, il socialismo nella libertà, l’integrazione dei cristiani nel Partito e altri temi, quanto sulle nostre concezioni del movimento operaio e comunista internazionale e le nostre divergenze con i grandi partiti comunisti che sono al potere.” [5]

Il IX° Congresso del PCE si posizionò di nuovo a favore della partecipazione della Spagna alla Comunità Economica Europea (CEE), con un discorso che senza dubbio ricorderà immediatamente al lettore ciò che oggi alcune forze politiche in ambito europeo difendono:

“Il PCE, preconizzando l’ingresso della Spagna nella CEE, afferma la sua volontà di trasformare, assieme alle altre forze della sinistra europea, l’attuale carattere della Comunità, dominata dai grandi monopoli. Aspiriamo a un’Europa dei lavoratori, a un’Europa dei popoli: un’Europa unita nei piani politici ed economici, che abbia una politica propria, indipendente; che non sia subordinata né agli Stati Uniti, né all’Unione Sovietica, ma che mantenga relazioni positive con ambedue le potenze; un’Europa che sia un fattore autonomo della politica mondiale, contribuendo così a superare i blocchi militari e il bipolarismo, a democratizzare la vita internazionale, permettendo a tutti i popoli di avere maggiore libertà ed essere padroni del proprio destino. La distensione, la coesistenza avranno così un contenuto più effettivo e più profondo”. [6]

Nello stesso tempo si indicava una politica di alleanze molto concreta:

“…consideriamo essenziale iniziare con spirito aperto, con audacia e serietà, un dialogo tra partiti comunisti, socialisti e socialdemocratici dell’Europa Occidentale, per cercare punti di coincidenza che favoriscano l’azione comune per obiettivi concreti, tesi a cercare un’uscita progressiva dalla crisi del sistema capitalista”. [7]

Le tesi di questo congresso definirono le linee essenziali di quello che è, sino ad oggi, la posizione del PCE, largamente ripresa nelle tesi del Partito della Sinistra Europea. Col rischio di annoiare il lettore, consideriamo opportuno citare alcuni passaggi di successive tesi congressuali del PCE, che evidenziano l’importante ruolo giocato, a livello europeo, dal revisionismo spagnolo.

Il XII° Congresso del PCE, tenuto a Madrid nel febbraio del 1988, nel quale viene eletto Segretario Generale Julio Anguita, affermò:

“è, inoltre, necessaria una profonda trasformazione della CEE. Per realizzarla siamo a favore di ampie alleanze che partano dal movimento operaio e da altre forze sociali di progresso e siano  sostenute sul terreno politico dalla convergenza dei Partiti comunisti, socialisti, socialdemocratici, laburisti e verdi”. [8]

Nel Documento Base della Va Conferenza Nazionale del PCE, riunitasi a Madrid nel 1989, si compendiano le posizioni favorevoli all’Unione Europea, adottate già, in linea generale, dal 1972. In sintesi, la posizione opportunista rispetto all’UE si caratterizza per la difesa dell’ingresso e della permanenza della Spagna nell’Unione Europea, in un'UE politicamente ed economicamente unita, con una politica internazionale indipendente, sotto la parola d'ordine di un’Europa sociale o Europa dei Popoli; per l’organizzazione di una forza di sinistra di dimensione europea, nata dalla confluenza di comunisti, socialdemocratici, laburisti e verdi; per l’appoggio alla consolidamento della Confederazione Europea dei Sindacati, sostenendo l’entrata delle CC.OO., della CGT francese e dell’Intersindacale Portoghese nella CES. [9]

Come dimostrano i passaggi riportati, il cosiddetto Partito Comunista di Spagna ha giocato un ruolo rilevante nell’elaborazione delle posizioni che successivamente adotterà il Partito della Sinistra Europea, la cui creazione fu preconizzata dagli opportunisti spagnoli già da oltre tre decenni. Allo stesso modo, si dimostra la continuità tra le posizioni fondamentali dell’eurocomunismo rispetto all’Unione Europea e l’attuale posizione dei mutati Partiti Comunisti che fanno parte del Partito della Sinistra Europea, tra i quali, in prima linea, vi è il  PCE.

Il mito fondante del Partito della Sinistra Europea: l’utopia reazionaria dell’Europa Sociale.

Con l’attiva collaborazione delle istituzioni europee, nel 2004 è stata fondata l’ampia alleanza opportunista di dimensioni europee perseguita dal PCE fin dall'affermazione dell’eurocomunismo. Le forze opportuniste del Partito della Sinistra Europea convennero, nel cosiddetto “Appello di Berlino per la costituzione del Partito della Sinistra Europea”, firmato l’11 gennaio 2004, di difendere una “Europa democratica, sociale, femminista, ecologica, pacifica, un’Europa di solidarietà”. [10]

Senza dubbio, buone parole. Se non fosse che, come si suole dire, di buone intenzioni è lastricato il viale per l’inferno. Su questo metteva in guardia Lenin nel suo famoso articolo “Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d’Europa”, nel quale, oltre che spiegare la legge della diseguaglianza dello sviluppo economico e politico nel capitalismo, argomentando la possibilità del trionfo della rivoluzione socialista in alcuni paesi ed anche in uno solo, sviluppò l’analisi marxista sul carattere di una possibile alleanza dei paesi europei in una situazione d’imperialismo. Riportiamone alcuni passaggi:

“Dal punto di vista delle condizioni economiche dell’imperialismo, cioè dell'esportazione di capitali e della divisione del mondo tra le potenze coloniali avanzate e civilizzate, gli Stati Uniti d’Europa nell'ambito del capitalismo sono impossibili o reazionari… La guerra non è in contraddizione con i principi della proprietà privata, anzi è lo sviluppo diretto e inevitabile di tali principi. Nel capitalismo è impossibile un processo uniforme di sviluppo economico delle diverse economie e dei diversi Stati. Nel capitalismo, per ristabilire, di quando in quando, l’equilibrio alterato, non c’è altro mezzo possibile che le crisi nell’industria e le guerre nella politica. Naturalmente, sono possibili accordi temporanei tra capitalisti e tra potenze. In questo senso sono anche possibili gli Stati Uniti d’Europa, come accordo tra capitalisti europei…Ma su che cosa? Solamente sul modo di distruggere, insieme, il socialismo in Europa, di difendere, insieme, le colonie rubate al Giappone e al Nordamerica… Con l’attuale struttura economica, cioè con il capitalismo, gli Stati Uniti d’Europa significherebbero l’organizzazione della reazione per frenare il più rapido sviluppo del Nordamerica. I tempi nei quali la causa della democrazia e del socialismo era legata alla sola Europa sono passati per sempre”. [11]

L’analisi leninista non lascia spazio nemmeno a uno dei pilastri del Partito della Sinistra Europea. Come si può parlare di un’Europa democratica quando il capitalismo è in una fase di massima reazione? Come si può parlare, con un minimo di serietà, di un’UE pacifica, quando la guerra imperialista è una costante e i monopoli europei si alleano per contrastare altre potenze imperialiste? Com'è possibile parlare di un’Europa sociale quando l’UE si organizza per demolire i diritti sociali e intensificare lo sfruttamento della forza-lavoro?

Non è mai esistita, né esisterà mai, un’Europa sociale nel capitalismo, nonostante quello che dicono le forze opportuniste del Partito della Sinistra Europea. Engels ha dedicato le seguenti parole alle sciocchezze del sig. Dühring: “Non basta che a me venga il capriccio di classificare una spazzola per stivali tra gli animali mammiferi, perché alla spazzola, d’incanto, nascano le ghiandole mammarie.”. [12]

Quindi, né alle spazzole per stivali nascono ghiandole mammarie, né l’UE può divenire uno strumento di pace, uguaglianza, politiche sociali e rispetto dell’ambiente.

Le forze del Partito della Sinistra Europea hanno trasferito all’ambito europeo le posizioni opportuniste che decenni prima avevano adottato nei propri Paesi. Hanno rinnegato la Rivoluzione socialista, la dittatura del proletariato, hanno rinunciato all’obiettivo di costruire il socialismo-comunismo, all’internazionalismo proletario, hanno abbracciato l’antisovietismo, hanno praticato e praticano il cretinismo parlamentare e il riformismo estremo. Queste posizioni, portate nell’ambito dell’UE, aiutano l’applicazione di una linea contraria agli interessi del movimento operaio e del movimento comunista internazionale, linea che si sostanzia nella difesa dei seguenti punti:

  • Difesa dell’UE, come contrappeso nello scenario internazionale specialmente rispetto agli USA, cambiando i rapporti di forza in favore di un mondo ipoteticamente “più giusto” e “più democratico”, collocato nella cosiddetta multipolarità.
  • Difesa del fronte ampio della “sinistra”, che annacqua il compito dei Partiti Comunisti, nega le loro funzioni rivoluzionarie e preme per la mutazione e l’integrazione delle forze comuniste.
  • Partecipazione ai governi capitalistici, com’è accaduto in Francia o in diverse comunità autonome spagnole, dove la Sinistra Unita ha governato o governa con il Partito Socialista Operaio Spagnolo, com’è successo nei Paesi Baschi, in Catalogna, nelle Asturie e in Andalusia. dove la Sinistra Unita ha votato a favore dei tagli e delle riduzioni dei salari dei lavoratori e lavoratrici del settore pubblico.
  • Difesa del riformismo sindacale, pronto al compromesso e alla collaborazione di classe,  praticate dalla Confederazione Europea dei Sindacati.
  • Negazione assoluta di tutto ciò che è connesso alla costruzione del socialismo-comunismo, e netto rifiuto delle tradizioni rivoluzionarie, in aperta opposizione al socialismo scientifico, alla lotta di classe e alla rivoluzione socialista.

Il Partito della Sinistra Europea, creato sotto le direttive e le istituzioni dell’UE, non è una forza ingenua. E’ incaricata di svolgere e nella pratica effettivamente svolge il ruolo, sempre e ovunque proprio dell’opportunismo: l’integrazione del movimento operaio, il suo adattamento al capitalismo, la sua conversione in un movimento di carattere borghese.

A questo riguardo riveste particolare interesse l’analisi che gli opportunisti fanno dell’attuale crisi capitalista. Le cause della crisi non stanno, per il Partito della Sinistra Europea, nella logica interna dell’economia capitalista, ma in un determinato tipo di gestione, quella neoliberista, che avrebbe portato il capitalismo a commettere quegli eccessi che sarebbero la causa della crisi. Pertanto, il Partito della Sinistra Europea si oppone alle attuali politiche di tagli, voluti da una parte dell’oligarchia, identificata nella destra neoliberista, per abbracciare, subito dopo, le politiche espansive, propugnate da quella parte dell'oligarchia, storicamente rappresentata dalla socialdemocrazia. Da ciò deriva la loro retorica sulla necessità di tornare a privilegiare il settore produttivo, o economia reale, al quale contrappongono ascientificamente il settore finanziario-speculativo con le parole d’ordine “le persone prima dei profitti” o “non è una crisi, è una truffa”, coincidendo in questo con il movimento degli “indignados”, funzionale al sistema di dominio ed espressione degli interessi di classe della piccola borghesia.

Il loro programma serve al riavvio del ciclo di riproduzione allargata del capitale attraverso  politiche d’investimento tipicamente socialdemocratiche. Con le parole dell’attuale Segretario Generale del PCE, José Luis Centella: “Andare verso un modello dove l’economia reale s’imponga a quella speculativa”. [13]

Nel caso del PCE, la sua cosiddetta Alternativa Sociale Anticapitalista riassume la proposta politica opportunista per affrontare la crisi sistemica difendendo le seguenti posizioni: “il ruolo fondamentale degli ICO (crediti pubblici alla piccola impresa) e di una banca pubblica, riforma fiscale, senza aumento dell’IVA, che favorisca la progressività d'imposta (imposta societaria e imposta sui redditi delle persone fisiche), riducendo le imposte indirette (IVA) e riproponendo l'imposta patrimoniale. Così pure dobbiamo chiedere che le Casse di Risparmio rinviino gli sfratti per le famiglie di disoccupati.”. [14] Cosa sono queste proposte, se non misure tipicamente socialdemocratiche? Dov'è il carattere anticapitalista di queste proposte?

Le posizioni del Partito della Sinistra Europea e dei partiti aderenti generano illusioni utopistiche nelle masse dei lavoratori, abbelliscono l’UE come unione interimperialista e conducono le lotte operaie e popolari al vicolo cieco delle riforme. Basta dire che il PCE, alle elezioni europee del 1989, difendeva  quanto segue “le prossime elezioni dovranno aprire un processo costituente, che doti il Parlamento Europeo di un mandato per elaborare una costituzione democratica”. [15]

Questa è stata la posizione difesa dal PCE davanti alla classe operaia spagnola. I monopoli raccolsero qualche anno più tardi la proposta del PCE e cercarono di imporre una brutale costituzione ai popoli dell’UE, nei confronti della quale la Sinistra Unita belò appena, lanciando il patetico slogan “Europa sì, ma non così”.

Il Partito della Sinistra Europea contro i Partiti Comunisti: lo sporco lavoro del PCE

Il Partito Comunista dei Popoli di Spagna conosce in prima persona il doppio gioco che pratica il PCE nelle sue relazioni internazionali. Negli ultimi tempi la sua politica internazionale è orientata ad attrarre i Partiti Comunisti che a suo tempo non aderirono al Partito della Sinistra Europea. Per questo addolciscono il ruolo che in realtà gioca il PCE in Spagna, esponendo ovunque un inesistente rafforzamento basato sull’esercizio dell’autocritica. Incentrano il loro discorso sulla necessità di un rafforzamento del Partito della Sinistra Europea con una magiiore presenza di  Partiti comunisti, che dovrebbe permettere di correggere alcune posizioni verso le quali si mostrano cinicamente critici.

Quello che è certo è che il PCE occupa la Vicepresidenza del Partito della Sinistra Europea. Da questa posizione, sostiene smaccatamente forze opportuniste come SYRIZA in Grecia o il Blocco della Sinistra in Portogallo, con i quali condivide ruoli sulla scena europea e posti di direzione nel Partito della Sinistra Europea.

Il ruolo del PCE, tuttavia, non si limita all’Europa. Gli opportunisti spagnoli, utilizzando il medesimo idioma e le relazioni storiche con i Paesi latinoamericani, difendono in America Latina la stessa posizione opportunista che il Partito della Sinistra Europea difende in Europa, in questo caso abbracciando le tesi del cosiddetto socialismo del XXI° secolo. A sostegno di questa politica possono contare sugli ingenti finanziamenti di cui l’UE dota il Partito della Sinistra Europea, che sono impiegati per promuovere la mutazione delle forze comuniste dei cinque continenti.

Un esempio paradigmatico dello sporco lavoro, svolto dal PCE e dal Partito della Sinistra Europea, è l’organizzazione del seminario “Crisi e Democrazia in Bielorussia”, a sostegno dell'organizzazione  filoimperialista “Mondo Migliore”, al quale il PCE e la Sinistra Unita inviarono il signor Pedro Marset, espulso dalle autorità bielorusse l’8 giugno 2012. [16]

Non ci sono posizioni intermedie: revisionismo o marxismo-leninismo?

La posizione dei partiti marxisti-leninisti coerenti, rispetto alla natura e al carattere di un’unione imperialista come l’U.E., è chiara. Si tratta di una posizione di principio, basata sull’analisi, attraverso categorie scientifiche, del processo di “costruzione europea”, diametralmente opposta alle valutazioni delle organizzazioni che formano il Partito della Sinistra Europea. La nostra analisi respinge e combatte con decisione le già menzionate posizioni politiche tattiche alle quali quel Partito conduce.

A questo proposito, la Dichiarazione dei 21 Partiti Comunisti e Operai Europei, in occasione delle elezioni europee del 2009, è chiarissima: ”L’UE è una scelta del capitale. Promuove misure a favore dei monopoli, della concentrazione e centralizzazione del capitale. Con il Trattato di Lisbona, le sue caratteristiche di blocco economico, politico e militare imperialista si sono rafforzate contro gli interessi dei lavoratori e dei popoli. Si sta rafforzando la politica degli armamenti, l’autoritarismo e la repressione statale”. [17]

Non è cambiata di un punto la posizione che assumemmo nella Dichiarazione Bilaterale, firmata dal nostro Partito e dal Partito Comunista di Grecia nel marzo del 2012, riguardo al fatto che la crisi capitalista che sta smascherando le forze borghesi e opportuniste ed è servita a constatare chiaramente che “le proposte del Partito della Sinistra Europea relative ad uno 'sviluppo capitalista favorevole ai popoli' e il ricorso a multiformi prestiti erogati dalla BCE, che la classe operaia e i ceti popolari poveri dovranno pagare, sono cucite a misura del grande capitale e dei suoi interessi.” [18]

La crisi capitalista ha reso evidente a grandi settori della classe operaia e al popolo lavoratore che l’UE obbedisce solo agli interessi dei grandi monopoli; questa idea ha conquistato le masse: le posizioni intermedie non servono più, occorre una posizione chiara per rovesciare il potere dei monopoli e le strutture politiche che li servono, in definitiva, per abbattere il potere borghese, il che richiede necessariamente l’uscita unilaterale da quest’unione imperialista di ciascun Stato membro.

Il PCPE afferma chiaramente, nelle tesi del IX° Congresso, che la posizione di principio riguardo alla natura e alla caratterizzazione dell’UE è la linea di demarcazione tra le organizzazioni rivoluzionarie e le organizzazioni riformiste. Partendo da questa base, si può facilmente provare come le posizioni riformiste non solo dominino in seno al Partito della Sinistra Europea, ma come si possano rinvenire, per una sorprendente coincidenza, in organizzazioni di correnti, apparentemente antagoniste in linea di principio, come il maoismo e il trotzkismo.

Le più recenti dinamiche politiche permettono di constatare che le posizioni di destra e di sinistra in seno al movimento operaio convergono nel riformismo, in nome di una proclamata flessibilità tattica che finisce per sfidare e negare tutta la strategia rivoluzionaria.

Vediamolo con un esempio. All'interno del Partito della Sinistra Europea, come già detto, convivono organizzazioni provenienti dall’eurocomunismo, dal trotzkismo e dal maoismo. Per esempio, nel Blocco della Sinistra Portoghese hanno convissuto, fino alla dissoluzione delle organizzazioni originarie, la maoista Unione Democratica Popolare e il trotzkista Partito Socialista Rivoluzionario. Nella Syriza greca troviamo la maoista Organizzazione Comunista di Grecia (KOE) insieme alla trotzkista Sinistra Operaia Internazionalista (DEA). Nell’Alleanza Rossoverde danese stanno il Partito Socialista Operaio (SAP), trotskista e il Partito Comunista Operaio (KAP), maoista. In ogni caso, indipendentemente dalle proposte o dalle analisi che abbelliscono i loro documenti o pagine web, ognuno di questi partiti appoggia le proposte del Partito della Sinistra Europea in nome della tattica o di non si sa che cosa, il che fa sorgere forti dubbi su qualsiasi altro approccio essi possano avere.

Questa confluenza non si ferma solo al Partito della Sinistra Europea. Colpisce il fatto che altre organizzazioni, provenienti da questo tipo di correnti ideologiche, convergano con il Partito della Sinistra Europea nel giudizio sul carattere dell’UE. Prendiamo l’esempio del Partito Socialista (SP) olandese e del partito spagnolo Sinistra Anticapitalista, gemellato con il NPA francese.

Dennis de Jong, eurodeputato del SP, ha scritto recentemente un articolo intitolato “Il volto sociale dell’Europa”, pubblicato sul sito del suo partito, nel quale apertamente dice: ”Sicuramente aiuterebbe se il popolo lavoratore sapesse che Bruxelles sta cercando di rafforzare i loro diritti, non di levarglieli. Un progetto sociale di questo tipo migliorerebbe la posizione di Bruxelles e avrebbe l’appoggio del SP”. [19] In un altro testo, intitolato “Un’Europa migliore comincia ora”, [20] il SP espone le sue proposte per raggiungere il menzionato obiettivo, tra cui: il rafforzamento dei parlamenti nazionali, il rafforzamento dei governi nazionali, introdurre l’iniziativa legislativa popolare o rendere più trasparente il Consiglio. In definitiva, misure che, pur provenienti dall'esterno del Partito della Sinistra Europea, potrebbero essere sottoscritte da tutti e da ognuno dei suoi membri.

Da parte sua, Sinistra Anticapitalista, nel programma quadro per le elezioni europee del 2009, [21],  affermava senza dissimulazioni che: “la costruzione dell’Unione Europea durante gli ultimi decenni si è concentrata più sulla fondazione di un blocco commerciale ed economico che non sulla 'europeizzazione' e la generalizzazione dei diritti sociali”, suggerendo la possibilità di una costruzione in grado di “difendere i diritti sociali” senza mettere in discussione il quadro capitalista. Forse la summa della loro posizione è quella proposta nelle loro “10 misure urgenti e alternative contro la crisi e l’Europa capitalista”:

“Un’altra Europa è possibile: deroga al Trattato di Maastricht e al Patto di Stabilità e Crescita. No al Trattato di Lisbona, per un’Europa basata sull’armonizzazione della sicurezza sociale e delle conquiste ottenute e solidarietà con i popoli del sud”.

Tutte proposte di riforma che possono suonare bene al popolo lavoratore fintanto che si oppongono alle manifestazioni concrete del carattere capitalistico dell'UE, ma che non contengono alcuna indicazione su come farla finita con l'UE.

In conclusione, constatiamo la convergenza di certe organizzazioni, provenienti dal trotskismo e dal maoismo, con l’opportunismo del Partito della Sinistra Europea quando si tratta di focalizzare le priorità di lotta della classe operaia e dei popoli d’Europa contro l’UE, poiché, indipendentemente dalle analisi su cui si basa, la posizione pratica finale è sempre quella di non combattere in maniera diretta contro l’UE dei monopoli.

Tutto questo non in un momento qualsiasi, ma in una situazione di crisi strutturale del sistema capitalista internazionale, che caratterizza quest’epoca come quella di transizione dal capitalismo al socialismo.


[1] Lenin. La rivoluzione proletaria e il rinnegato Kautsky. O.C. Editorial Progreso, tomo 37, pagina 304

[2] Revista Comunista Internacional Nº 2, diciembre de 2009, edición española, páginas 25 a 39

[3] El socialismo. Una busqueda permanente (Materiales del PCE entre el XII y el XIII Congreso), p. 114 y 115

[4]Santiago Carrillo fu Segretario Generale del PCE dal VI Congreso, riunito a Praga dal dicembre 1959 al gennaio 1960, fino all'anno1982.

[5]Noveno Congreso del PCE. Informes, debates, actas y documentos. Ediciones PCE. Impreso en Bucarest (Rumanía) en 1978. Página 41.

[6] Idem. página 410 y 411. Sottolineature nostre

[7] Idem. página 411

[8] El socialismo. Una busqueda permanente (Materiales del PCE entre el XII y el XIII Congreso). Página 32.

[9]Nei documenti della V Conferenza del PCE si afferma: “Per avviare questo processo di articolazione, il PCE ritiene necessaria l'incorporazione alla CES della Confederazione Sindacale delle CC.OO., così come della CGT francese e dell'Intersindacale portoghese e si impegna a realizzare tutte le azioni necessarie in appoggio a questa incorporazione”.

[10] Izquierda europea. Publicación en castellano distribuida por el Partido de la Izquierda Europea, con el patrocinio del Parlamento Europeo, en el año 2004. Página 5.

[11] V.I.Lenin. Obras Completas. Tomo 26. Editorial Progreso. Páginas 374 a 378

[12] F. Engels. Anti–Dühring. Il rovesciamento della scienza secondo il signor Eugenio Dühring

[13] Dichiarazione di José Luis Centella durante un pranzo con i mezzi di comunicazione, tenutosi a Madrid il 28 giugno 2012: www.pce.es/secretarias/seccomunicacion/pl.php?id=5080

[14] Il documento del PCE intitolato Por la unidad de la izquierda en torno a una alternativasocial anticapitalista (asa) a la crisis, può essere consultato in www.pce.es/docpce/pl.php?id=3725

[15] El socialismo. Una busqueda permanente (Materiales del PCE entre el XII y el XIII Congreso). Página 131.

[16] http://www.larepublica.es/2012/06/bielorrusia-impide-la-entrada-a-pedro-marset-pce-que-iba-a-un-acto-del-opositor-mundo-mejor/.

[17] http://inter.kke.gr/News/2009news/2009-05-join-euelections

[18] Dichiarazione congiunta del Partito Comunista di Grecia (KKE) e del Partito Comunista dei Popoli di Spagna (PCPE). 16 de marzo de 2012. http://www.solidnet.org/greece-communist-party-of-greece-/2728-cp-of-greece-joint-statement-kke-pcpe-en-sp

[19] http://international.sp.nl/bericht/97960/120923-weeklog_dennis_de_jong_the_social_face_of_europe.html

[20] http://international.sp.nl/goals/better_europe/more_democratic.shtml

[21] http://www.anticapitalistas.org/wiki/index.php?title=Programa