Caro Lettore,
nel 5° numero della Rivista Comunista Internazionale viene affrontato il tema: «La guerra imperialista e la posizione dei Comunisti». E' un tema molto importante e attuale, poiché consente di studiare l'esperienza storica e recente, di trarre conclusioni sulle guerre imperialiste e fornisce alla classe operaia, ai ceti popolari, alla gioventù e ai comunisti i necessari insegnamenti per condurre la lotta.
L'esperienza della Prima e della Seconda Guerra Mondiale e quella delle decine di conflitti armati che hanno portato via milioni di vite, hanno reso invalidi milioni di lavoratori e hanno distrutto enormi risorse materiali, dimostrano che le guerre imperialiste non sono un fenomeno casuale, ma sono il risultato di concrete circostanze, condizioni e cause storicamente determinate.
I rappresentanti della borghesia, liberali, socialdemocratici e opportunisti di vario genere, individuano le cause delle guerre imperialiste nella conduzione di politiche sbagliate, nel fattore umano o, nel migliore dei casi, nella concorrenza tra stati.
Essi passano sotto silenzio la questione principale. Tacciono sul carattere di classe della guerra, sulle vere cause del suo scatenamento, sulle classi che la conducono, sulle cause storiche e storico-economiche che la provocano.
In sostanza, nascondono che la sorgente delle guerre è il capitalismo, il quale, nella sua fase suprema ed ultima, quella imperialista, diventa sempre più pericoloso.
Nel 2014 ricorreva il 100° anniversario dello scoppio della Prima Guerra Mondiale, la «Guerra Europea», nella quale furono coinvolti i «civilizzati» stati dell'Europa, lasciando sul Vecchio Continente milioni di tombe e di destini distrutti. Questo primo, grandioso scontro fu il risultato dell'inasprimento delle contraddizioni tra le grandi potenze di quel periodo e della lotta tra loro per la conquista di nuovi mercati e maggiori risorse naturali e per la redistribuzione dei mercati esistenti.
Contemporaneamente, la borghesia, con l'aiuto dell'opportunismo, usava la guerra per avvelenare la coscienza della classe operaia con il veleno del nazionalismo e dello sciovinismo.
Lenin, descrivendo la Prima Guerra Mondiale, ci ha dato insostituibili strumenti metodologici, indispensabili per l'analisi sia degli avvenimenti storici di allora, che della situazione attuale.
«La guerra non è generata dalla malvagia volontà dei pescecani capitalisti, benché essa indubbiamente si combatta solo nel loro interesse e arricchisca solo loro. La guerra è generata da cinquant'anni di sviluppo del capitale mondiale, dai miliardi dei suoi fili e legami.
Non si può uscire dalla guerra imperialista, non è possibile ottenere una pace democratica, non imposta dalla violenza, senza abbattere il potere del capitale, senza il passaggio del potere statuale ad un'altra classe, al proletariato». [1]
Utilizzando la nota affermazione di Von Clausewitz «la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi», Lenin intendeva mostrare nelle sue opere come la guerra sia legata alle concrete condizioni economico-sociali e storiche, aggiungendo che la guerra è il legame «con la politica ad essa precedente di ogni paese, di ogni classe che, prima della guerra, esercitava il proprio dominio e perseguiva i propri fini con mezzi cosiddetti “pacifici”». [2]
21 anni dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e la firma degli accordi per la spartizione di terre e mercati, scoppiava la Seconda Guerra Mondiale. Nel 2014 ricorrevano i 75 anni dallo scoppio della più sanguinosa guerra, risultato dell'acutizzazione delle contraddizioni interimperialistiche e della crisi economica mondile del 1929-1933 che, nonostante la breve ripresa dell'economia negli anni '30, non era ancora superata. La guerra, come via d'uscita dalla crisi, costituiva un mezzo per la spartizione territoriale tra le potenze imperialiste di allora, ma prima di tutto aveva lo scopo di distruggere il primo stato socialista al mondo, l'URSS e di rovesciare il socialismo per restaurare l'anello perso nella catena dell'imperialismo.
La macchina bellica della Germania veniva rafforzata con il sostegno dei grandi gruppi monopolistici, ivi compresi i monopoli degli USA e degli altri paesi capitalistici, mentre le più forti potenze imperialiste elaboravano piani per schiacciare l'Unione Sovietica.
Lo stato operaio, socialista, il popolo sovietico e i popoli di altri paesi, con i comunisti all'avanguardia della lotta, hanno sconfitto quei piani. Il ruolo dell'Unione Sovietica nella vittoria popolare sulla Germania fascista nella Seconda Guerra Mondiale fu decisivo. L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) sconfisse duramente gli eserciti della Germania e dei suoi alleati che avevano invaso il suo territorio, liberando così diversi paesi europei dagli invasori fascisti tedeschi. Oltre 20 milioni di cittadini sovietici diedero la propria vita per difendere la Patria socialista, altri 10 milioni furono gravemente feriti e rimasero invalidi, il paese subì un enorme danno materiale.
Le vittorie dell'Armata Rossa contribuirono significativamente allo sviluppo del movimento antifascista e di liberazione nazionale, la cui forza dirigente erano i partiti comunisti. Con il contributo determinante dell'URSS, la lotta antifascista nei paesi dell'Europa Centrale e Orientale si fuse con la lotta per il rovesciamento del potere borghese.