Inizialmente, l'articolo del PCOR evidenzia il rapporto tra il capitalismo e la guerra. Tuttavia, si concentra rapidamente sul concetto del PCOR in merito al "fascismo esportato". Esso caratterizza come "fascista" alcune delle più forti potenze imperialiste (USA, UE). Successivamente, l'articolo cerca di rispondere alle gravi contraddizioni che emergono da questa analisi. Tuttavia, a nostro avviso, ci sono seri problemi in questa analisi, che non possono trovarci d'accordo.
Per cominciare, noi riteniamo che la separazione degli stati del sistema imperialista internazionale tra quelli pro-fascisti e pro-guerra e quelli che non lo sono, oscura le cause della creazione e del rafforzamento delle correnti fasciste, che sono da cercare nel capitalismo monopolista in sé e all'interno di ciascun paese. Di conseguenza, non possiamo condividere questo punto di vista che crea una distinzione tra potenze imperialiste "cattive" ("fasciste", "neofasciste") e "buone". Nè possiamo essere d'accordo con gli appelli per la formazione di "fronti antifascisti" in una direzione non di classe, ad esempio alleanze senza criteri sociali o di classe con tutte le persone "progressiste e oneste".
Questa visione porta al disarmo del movimento comunista e della classe operaia, all'abbandono della missione storica della classe operaia e alla formazione di una linea protesa alla presunta "pulizia" dell'imperialismo dalle "forze fasciste". Anche se in alcuni punti l'articolo fa riferimento alla lotta contro l'opportunismo e alla necessità di riconoscere la dittatura del proletariato, il movimento comunista è invitato ad unire le forze con altre forze (incluse quelle borghesi) che nulla hanno a che fare con la causa del socialismo. In pratica, in nome della lotta contro il fascismo si apre la strada per la cooperazione con l'opportunismo, con la socialdemocrazia e con sezioni della classe borghese. Questo spiana la strada alla scelta dello schieramento con un versante imperialista. Vale a dire che in un conflitto militare regionale o in uno generalizzato, il movimento comunista finirà con il sostenere certe potenze imperialiste perché le altre sono considerate "fasciste".
Nell'articolo viene usato il termine "imperialismo globale". Tuttavia, quando questo termine è usato senza riferimento allo sviluppo ineguale e alla concorrenza tra le varie alleanze e centri imperialisti, si avvicina alla teoria dell'ultra-imperialismo. Secondo la nostra valutazione, si dà il caso di un sistema imperialista globale in cui tutti i paesi capitalistici partecipano secondo la forza della loro classe borghese. Questo sistema imperialista è caratterizzato da una feroce concorrenza e anche dalla cooperazione tra le classi borghesi. D'altra parte, il concetto di "imperialismo globale" non solo nasconde questa complicata realtà, ma crea anche confusione. Perchè se "l'imperialismo globale ignora tutte le norme del diritto internazionale", come afferma l'articolo, questo significa che alcuni altri paesi capitalisti (per esempio i BRICS) sono conformi alle "norme del diritto internazionale" e quindi non sono integrati nell'"imperialismo globale", e di conseguenza non appartengono al "centro del capitale finanziario". A nostro parere, questa posizione separa l'economia dalla politica, dal momento che il capitale finanziario, cioè la fusione del capitale industriale e bancario, prevale in tutti i paesi capitalistici. Allo stesso modo, i monopoli costituiscono una caratteristica essenziale del capitalismo monopolistico, cioè l'imperialismo, dominante nell'economia.
Inoltre, l'articolo contiene varie contraddizioni. Così, alcune potenze imperialiste sono denunciate come "fasciste" e come una "fonte" del cosiddetto "fascismo esportato" perché esse violano e non rispettano il diritto internazionale. L'articolo afferma che "il fascismo esportato è un'aperta politica terroristica dell'imperialismo fatta di violenza e spargimento di sangue volta a garantire gli interessi dell'imperialismo globale con il capitale finanziario nel suo nucleo. Queste politiche ignorano il diritto internazionale". Allo stesso tempo l'articolo dice che "Ancora sottolineiamo che potrebbero esserci guerre che sono giustificate per certi popoli e certi stati, ma questo non ha nulla a che fare con la legge borghese". Tuttavia, il diritto internazionale è parte della legge borghese. Nel periodo in cui l'URSS e gli altri paesi socialisti esistevano, la sua formazione (NdT del diritto internazionale) è stata il risultato dei rapporti di forza tra capitalismo e socialismo, che era ancora in negativo in quanto crimini imperialisti si svolgevano anche in quel periodo. Dopo il rovesciamento del socialismo, il diritto internazionale è esclusivamente il risultato dei rapporti di forza tra gli stati capitalisti. Esso approfondisce il suo carattere reazionario mentre viene utilizzato dalle potenze imperialiste a loro piacimento, nel quadro della loro competizione e a spese del popolo.
In aggiunta, l'articolo contiene visioni confuse e contraddittorie in relazione alla separazione della politica interna dalla politica estera degli stati borghesi, così come per quanto riguarda le cause che danno origine al fenomeno del fascismo.
Anche se c'è un tentativo nell'articolo di sostenere la definizione del fascismo fornita dall'Internazionale Comunista nel 1935, riteniamo che questi approcci, a cui si è fatto riferimento in precedenza, non derivano da questa definizione. Dobbiamo ricordare che, prima di questa definizione, l'Internazionale Comunista aveva formulato un'altra definizione nel suo programma (1928), dove aveva osservato tra l'altro che "in certe condizioni storiche particolari, il progresso di questa offensiva borghese, imperialista e reazionaria assume la forma del fascismo". Le caratteristiche del fascismo sono state analizzate nella risoluzione sulla situazione internazionale adottata dal 6° Congresso dell'Internazionale Comunista (1928). Tuttavia, l'articolo trascura questa posizione e parte da una definizione che è stata formulata in diverse condizioni storiche in cui le potenze imperialiste stavano progettando l'eliminazione del solo Stato socialista del mondo, mentre l'URSS stava cercando di creare una rottura tra le potenze imperialiste per trarre beneficio dalle loro contraddizioni. Così, questa definizione si stacca dalle condizioni storiche in cui è emersa e viene trasferita nelle condizioni attuali in modo non scientifico e meccanicistico. Non possiamo essere d'accordo con questo approccio.
Infine, riteniamo che la crisi del movimento comunista, che è una crisi ideologica, politica ed organizzativa nelle condizioni in cui l'opportunismo è forte, non possa essere superata con delle definizioni. E' necessario un serio e motivato confronto ideologico-politico. Siamo obbligati a sviluppare una strategia rivoluzionaria, delle posizioni e argomenti dei nostri partiti, ed elaborare ulteriormente le nostre analisi. In caso contrario, la lotta contro l'opportunismo sarà uno slogan vuoto, sarà inefficace.