Cenni sulla condizione della classe operaia in Turchia


Zehra Guner, Membro del Comitato Centrale del Partito Comunista di Turchia

Nel marzo 1885, Frederick Engels scrisse un articolo per il London Commonweal con il titolo "Inghilterra nel 1845 e nel 1885", come seguito del suo fondamentale lavoro La situazione della classe operaia in Inghilterra. In questo articolo, Engels descrive in questo modo la condizione del movimento di classe 40 anni dopo aver scritto il famoso testo:

"Il cartismo era in agonia. La rinnovata prosperità commerciale, naturale e quasi ovvia dopo l'esaurimento della crisi del 1847, fu attribuita esclusivamente alla libertà del commercio. In conseguenza di questi due fatti, la classe operaia inglese era divenuta politicamente la coda del "grande partito liberale", il partito diretto dai fabbricanti. Una volta conquistata questa situazione di vantaggio, si trattava ora di perpetuarla. E dalla forte opposizione dei cartisti non già alla libertà di commercio, ma alla trasformazione della libertà di commercio, nell'unico problema vitale della nazione, i fabbricanti avevano appreso, e apprendevano ogni giorno di più, che la borghesia non può mai raggiungere il pieno dominio sociale e politico sulla nazione se non con l'aiuto della classe operaia. Così muto gradatamente l'atteggiamento reciproco delle due classi. Le leggi sulle fabbriche, che un tempo erano lo spauracchio di tutti i fabbricanti, non solo vennero messe in pratica prontamente, ma furono estese più o meno a tutta l'industria. Le Trades Unions, fino allora considerate invenzioni del demonio, furono ora vezzeggiate e protette dai fabbricanti come istituzioni pienamente legittime e come mezzo utile per diffondere tra gli operai sane dottrine economiche. Perfino gli scioperi, che prima del 1848 erano stati messi al bando, ora venivano trovati assai utili in certe occasioni, particolarmente se provocati dai fabbricanti stessi al momento opportuno. Fra le leggi che avevano privato l'operaio della parità di diritti nei confronti del padrone, almeno le più insultanti furono soppresse…" [1]

È interessante notare come, l'essenza di questa dichiarazione sul movimento operaio, 40 anni dopo l'opera fondamentale di Engels, descriva abbastanza bene la condizione della classe operaia in Turchia. Voglio dire, nell'essenza, non nella forma. Provo ad articolarlo in modo più esteso.

Siccome la classe operaia non riuscì a far avanzare il movimento verso la presa del potere politico nel 1847 - altra cosa è se fosse storicamente possibile o no per la classe operaia prendere il potere politico - essa fu ampiamente assoggettata al sistema politico borghese e all'ideologia dominante del "libero commercio". Poi Engels parlava della morte del Cartismo e del movimento della classe operaia che diventava la coda del Partito Liberale. Nella sua descrizione della situazione nel 1885, Engels si riferisce all'assimilazione del movimento sindacale all'interno dell'ideologia borghese e alla formazione di una aristocrazia operaia. Nella sua prefazione all'edizione inglese di questo libro, egli studia come i capitalisti in diverse occasioni ricorrano ai sindacati come un altro mezzo per rinviare gli effetti delle crisi capitalistiche di sovrapproduzione. Questi, naturalmente, sono fatti che tutti conosciamo molto bene ormai dalle esperienze di più di un secolo. Eppure, la breve descrizione di Engels della situazione della classe operaia in Inghilterra nel 1885, ci offre in poche parole le dinamiche della lotta di classe.

Essenzialmente, la classe operaia, non riuscendo ad avanzare con maggiore unità e militanza nella direzione di un orientamento di classe, viene assimilata e sconfitta dalla classe avversa, quindi ampi settori della classe operaia diventano appendici del sistema politico e ideologico borghese. Invece dell'unificazione e di una migliore militanza, diventano consuetudine la frammentazione, la disorganizzazione, l'assimilazione e la sottomissione.

Questi sono punti di riferimento essenziali che possiamo tracciare parallelamente alla descrizione di Engels e alla condizione della classe operaia in Turchia negli ultimi tre decenni. Naturalmente, lo schema di Engels si può applicare bene anche alla classe operaia di altri paesi, in linea generale. Pertanto, abbiamo bisogno di discutere le peculiarità della condizione della classe operaia in Turchia per rendere la nostra argomentazione più comprensibile e plausibile.

Engels scrisse un libro di quasi 250 pagine, occupandosi di diversi settori della classe operaia in Inghilterra per descrivere le sue condizioni. Naturalmente, in un breve articolo, non abbiamo abbastanza spazio per discutere lo stato di ogni settore della classe operaia in Turchia, o per indicare tutti i fattori che hanno valore esplicativo nel descrivere questa condizione. Inoltre, non ho il genio di Engels, ma raccolgo solamente l'eredità dei grandi maestri. Eppure, penso che si possano segnalare alcuni importanti fattori, forse i più importanti dal nostro punto di vista, che hanno un'ampia influenza sulla classe operaia in Turchia. In generale, cercherò solo di fornire una piccola descrizione dei fattori che portano alla frammentazione, disorganizzazione, assimilazione e sottomissione della classe operaia in Turchia. Tuttavia, la questione più importante, cioè la strategia e la tattica dei comunisti per affrontare queste forze, che in questo articolo rimane senza risposta potrebbe essere argomento di un articolo specifico.

La disoccupazione come fattore disumanizzante

Prima di trarre conclusioni circa gli effetti per la classe operaia in Turchia di una elevata e persistente disoccupazione, vorrei citare alcuni dati su questo tema. Ma, prima di tutto, devo brevemente spiegare perché inizio un articolo sulla situazione della classe operaia in Turchia con la "disoccupazione". La ragione è semplice e chiara: non è solo perché la minaccia della disoccupazione colpisce segmenti molto larghi della classe operaia, ma anche per il fatto che i disoccupati sono una delle sezioni più grandi della classe operaia in Turchia.

Secondo le statistiche sul lavoro presentate dall'Istituto di statistica turco (TSI), il tasso di disoccupazione in Turchia nel novembre 2011 era del 9,1% ed il numero dei disoccupati di 2,5 milioni di persone. Tuttavia, una stima più verosimile dei disoccupati [2] è di 4,5 milioni con il tasso al 16,2%. Il tasso ufficiale di disoccupazione tra i giovani (di età compresa tra i 15 e i 24 anni) è circa del 17%, mentre il tasso reale di disoccupazione giovanile è circa il 30% ed il numero dei giovani disoccupati è 1.438.000 . Nelle aree urbane e tra i giovani con alti livelli di istruzione, questi tassi sono ancora più alti.

Il numero di coloro che non sono attivamente in cerca di lavoro, ma che sono pronti a iniziarne uno è via via aumentato, fino a 1,2 milioni. Circa 700 mila di questi sono lavoratori scoraggiati, o che hanno perso la speranza di avere un lavoro. È perfettamente plausibile assumere che il sostentamento di queste persone dipenda da prestazioni sociali e altre risorse come i legami con la campagna ed i fondi di solidarietà, ecc. La tabella 1 riassume le statistiche sulla disoccupazione che abbiamo citato finora.

Tabella 1. La disoccupazione e le statistiche sulla forza lavoro

(Migliaia di persone)

Novembre 2010

Novembre 2011

Forza lavoro

25.665

26.696

Impiegati

22.854

24.267

Disoccupati

2.811

2.429

Tasso di partecipazione della forza lavoro (%)

48.6

49.4

Tasso di impiego (%)

43.2

44.9

Tasso di disoccupazione (%)

11.0

9.1

Tasso di disoccupazione non agricola (%)

13.7

11.4

Tasso di disoccupazione tra i giovani (%)

20.8

17.0

Persone che non sono nella forza lavoro

27.195

27.331

Disoccupati secondo la definizione ampia

5.126

4.508

Tasso di disoccupazione più ampio e reale (%)

19.0

16.2

Un'altra cosa importante da sottolineare è la grande quantità di persone che non sono classificate nella forza lavoro [3] in Turchia. Le persone che non sono alla ricerca di un lavoro, ma sono pronte a iniziarne uno, fanno parte anche loro di questa categoria. I 12,2 milioni di persone che compongono questa popolazione, la quale supera i 27 milioni di persone in totale, sono casalinghe, 4,4 milioni sono persone legate nell'ambito educativo e formativo e i restanti sono pensionati, disabili, malati e anziani. Queste sezioni della classe operaia, che si possono considerare come popolazione inattiva, forniscono tuttavia un'altra potenziale riserva di forza lavoro per i capitalisti, oltre ai disoccupati. In Turchia, l'intenzione degli ultimi provvedimenti rivolti ad imporre una maggiore flessibilità nell'organizzazione del lavoro è di creare una manodopera enorme in queste sezioni della classe operaia in grado di esser mobilitata quando è necessario. Ovviamente, con le politiche che portano questa popolazione nel mercato del lavoro attraverso il lavoro atipico, il governo cerca di aumentare la circolazione della forza lavoro e anche di esercitare una pressione al ribasso sui salari medi, i diritti e le condizioni di lavoro degli operai.

La presunta popolazione inattiva, che comprende i sottoccupati, [4] i lavoratori temporanei e le persone che non sono alla ricerca di un lavoro, ma sono pronte ad iniziarne uno, è una leva importante per la classe capitalista. Allo stesso modo, coloro che partecipano al mondo del lavoro dopo aver fatto parte della grande manodopera inattiva saranno proletarizzati sotto l'influenza ideologica di questa stessa sezione della popolazione. Pertanto, possiamo dire che dopo di ciò l'assalto per imporre la flessibilità sia completato, la nuova classe operaia sarà ancora più estranea alle idee di organizzazione e lotta a causa di fattori oggettivi e soggettivi.

Una questione cruciale degna di nota è che la popolazione inattiva in attesa di essere inclusa nella forza lavoro, i disoccupati e i lavoratori con bassi livelli salariali di sussistenza sono stati via via sempre più dipendenti dalle prestazioni sociali e dalle reti informali di solidarietà come le comunità e sette religiose durante i periodi dei governi del Partito di Giustizia e Sviluppo (AKP). A questo proposito, possiamo sostenere che la distorsione ideologica causata dai legami duraturi della classe operaia urbanizzata in Turchia con la terra, sia stata sostituita dalla deformazione causata dalle prestazioni sociali e delle reti comunitarie di solidarietà e di carità, poiché la prima fu eliminata dalle presunte "riforme" che si realizzarono in Turchia dopo la crisi del 2001.

Il dato più recente in materia di prestazioni sociali erogate dal governo appartiene alla fine del 2009. Ma, la tendenza del dato ci fornisce informazioni sufficienti per riassumere la situazione. Secondo le statistiche ufficiali, la dimensione degli aiuti alimentari concessi dal governo alle amministrazioni locali per la distribuzione tramite le Fondazioni di assistenza sociale e solidarietà è stata di 35 milioni di Lire turche (circa 23 milioni di dollari) nel 2003, 55 milioni di Lt (circa 34 milioni di dollari) nel 2004, 90 milioni di Lt (circa 60 milioni di dollari) nel 2005, 150 milioni di Lt (circa 100 milioni di dollari) nel 2006, 140 milioni di Lt (circa 93 milioni di dollari) nel 2007, 213,7 milioni di Lt (circa 142 milioni di dollari) nel 2008 e di 382,4 milioni di Lt (circa 255 milioni di dollari) nel 2009. Osserviamo una tendenza simile e in rapida crescita degli aiuti nelle forniture di carbone ed alimentari durante il governo dell'AKP. Il numero di famiglie che ricevono aiuti con forniture di carbone superava i 2,2 milioni nel 2009. Poiché questa cifra è aumentata ulteriormente nel 2010, possiamo dire che circa 12 milioni di persone usufruiscono di assistenza, quasi 7 milioni di elettori. La tabella 2 mostra la tendenza della erogazione di aiuti in carbone dal 2003 al 2009.

Tabella 2. Numero di famiglie che usufruiscono dell'aiuto in carbone, 2003-2009

Anno

Quantità di Carbone distribuito (in tonnellate)

Numero di beneficiari (famiglia)

2003

649,820

1096488

2004

1052379

1610170

2005

1329676

1831234

2006

1363288

1797083

2007

1494163

1894555

2008

1827131

2246280

Per quanto riguarda i sussidi per il pagamento delle case, il governo ha somministrato 919.900 Lt (circa 612.000 dollari) per 415 persone nel 2006, 2.503.950 Lt (circa 1.669.300 di dollari) per 642 persone nel 2007, 40.461.955 Lt (circa 26.974.637 di dollari) per 27.906 persone nel 2008 e 74.430.494 Lt (circa 49.620.329 di dollari) per 72.304 persone nel 2009.

Come suggerisce questo dato, il governo dell'AKP organizza una vasta rete di assistenza sociale in cui si include una vasta sezione della popolazione. A quanto pare, nella percezione di questi ampi strati della popolazione, che comprende anche i lavoratori poveri, i disoccupati e gli inattivi, il carattere del governo come "erogatore di servizi" è stato sostituito da quello di "erogatore di aiuti". Questo è un fattore importante perché si colloca nel grande quadro del cambiamento nelle percezioni di sfruttamento e disuguaglianza. In questo contesto, i diritti della classe operaia non sono percepiti come qualcosa di conquistato attraverso la lotta, ma come qualcosa concesso dai potenti. Pertanto, lo spazio pubblico è totalmente aperto alle organizzazioni religiose e reazionarie perché la cultura della "carità" è strettamente collegata all'ideologia religiosa.

Una parte dell'assistenza sociale e delle reti di carità sono divenute un importante mezzo di sostentamento per gran parte della classe operaia e della suddetta popolazione che la circonda. Le riforme bancarie e la congiuntura economica dopo la crisi del 2001 hanno facilitato l'accesso al credito personale al consumo e le carte di credito sono divenute uno dei principali mezzi di pagamento. Soprattutto per i lavoratori che non ricevono i loro stipendi regolarmente, le carte di credito sono essenziali. La classe operaia altamente indebitata si può soggiogare all'ideologia borghese molto più facilmente e fortemente, gli interessi si muovono in sostegno alla "stabilità economica" e alle esigenze della classe capitalista di essere in grado di pagare i propri debiti. In altre parole, ai lavoratori altamente indebitati, gli interessi dei loro nemici di classe sembrano più rilevanti dei propri.

Per avere una sommaria idea sul livello di indebitamento, mi riferisco ad alcune statistiche. Nel 2002, il totale dei prestiti al consumo è stato di circa due miliardi di dollari, mentre questo è stato di oltre 80 miliardi di dollari nel 2010, e più di 90 miliardi di dollari nel giugno 2011. Il debito complessivo delle famiglie era di 129 miliardi di Lt nel 2008, 147 miliardi nel 2009 e di 191 miliardi nel 2010. Durante lo stesso periodo, la quota dei debiti complessivi delle famiglie rispetto ai propri redditi disponibili è aumentato dal 36 al 41%. Tuttavia, la percentuale dei pagamenti d'interessi rispetto al reddito disponibile è diminuita dal 6,2 al 4,4% per la diminuzione dei tassi. In altre parole, i consumatori sono più indebitati, ma destinano una quota minore del loro reddito al pagamento degli interessi. E' quindi plausibile sostenere che la loro sensibilità alle variazioni dei tassi di interesse è aumentata. Quasi la metà dei prestiti al consumo sono prestiti per la casa, mentre il 45% è costituito da prestiti finanziari personali e il 5% è costituito da prestiti per autoveicoli. Il numero di persone titolari di prestiti in sofferenza è aumentato da circa 1,1 milioni nel 2008 a 1,6 milioni nel marzo 2011.

Interruzioni nel flusso di prestazioni sociali, nella carità e nei prestiti significherebbe una catastrofe per i lavoratori che diventano sempre più dipendenti da questi fattori. Pertanto, la stabilità della politica borghese e la vita assistenziale si sono convertite nelle loro sole aspettative future. Queste circostanze sono ancora più radicate per la relativa distanza delle giovani generazioni di lavoratori all'idea di organizzazione e lotta.

La disperazione delle masse disoccupate e la ricerca di un rifugio sicuro hanno svolto un ruolo significativo per il sistema dominante nella costruzione di una base reazionaria di massa.

Un terzo fattore che gioca un ruolo importante nella frammentazione, disorganizzazione, assimilazione e sottomissione della classe operaia in Turchia è l'espansione del lavoro informale in tutti i settori. E' impossibile parlare di qualsiasi tipo di libertà per i lavoratori informali, per non parlare della libertà di organizzarsi. Oltre la disoccupazione, una delle ragioni principali per cui le masse lavoratrici in Turchia accettano di lavorare in nero è l'elevato livello di indebitamento. In Turchia, il governo ha un ruolo fondamentale nella raccolta dei prestiti, in quanto i prestiti passivi si costringono a pagare attraverso la confisca. Il governo svolge un ruolo decisivo nella riscossione dei prestiti, in quanto i prestiti in sofferenza vengono incassati tramite confisca. Pertanto i lavoratori che cercano di sfuggire alla confisca del loro salario o di sbarcare il lunario danno il loro consenso al lavoro informale, senza alcun diritto.

Origini della frammentazione della classe operaia nella storia recente

Il regime fascista istituito dopo il colpo di Stato del 12 settembre 1980 ha consentito alla borghesia turca di attaccare massicciamente e in modo sistematico la classe operaia e il vantaggio ottenuto dalla classe capitalista si è fortemente ripercosso contro la classe operaia in ogni ambito della vita. Il regime fascista non solo consisteva di leggi o pratiche contro le organizzazioni della classe operaia. Ma è stato anche un assalto ideologico totale contro la classe operaia.

Se uno dei pilastri fondamentali di questo assalto ideologico della borghesia sono state le politiche che rafforzavano fortemente l'imperialismo nel nostro paese e nella regione, un altro fu la crescente distanza tra il movimento comunista e la classe operaia. Distanza che alla fine ha provocato l'isolamento della classe operaia.

Dopo il colpo di stato del 12 settembre, i partiti politici, che dovevano rappresentare la classe operaia ed i sindacati, le organizzazioni economiche della classe operaia, sono stati indeboliti. Mentre il numero dei lavoratori organizzati nei sindacati è diminuito rapidamente, i sindacati hanno partecipato agli sforzi per isolare la classe operaia dalla politica socialista. Si deve ricordare che nel movimento sindacale turco di oggi, ci sono solo pochi quadri con orientamento di classe, che generalmente si affiliarono al movimento prima del 1980, quando i sindacati non si descrivevano come organizzazioni "al di sopra della politica". Inoltre, anche questi quadri sono relegati in una posizione in cui non possono prendere alcuna iniziativa per proteggere se stessi nei sindacati, i quali dopo il colpo di stato sostengono una linea di compromesso.

Va notato che le resistenze e le azioni dei lavoratori, che occasionalmente hanno segnato l'agenda del paese dopo il 1980, sono state condotte attraverso quei sindacati. La proletarizzazione dell'agenda del paese per queste azioni è stata limitata nel tempo. Anche se le conquiste della classe operaia dopo queste concentrazioni sono state circoscritte, si devono considerare come esperienze importanti. Tuttavia, tutte queste esperienze sono state condannate dalla mancanza di consistenza e continuità; né la sinistra turca né i sindacati potevano cambiare la situazione. Inoltre, i lavoratori che lottavano, a causa della linea compromissoria del sindacato spesso si sono trovati in difficoltà. In ultima analisi, i sindacati hanno impedito alle sollevazioni operaie di politicizzarsi e a causa di questo mancato conseguimento, tali azioni non hanno lasciato segni profondi nella memoria collettiva del proletariato come momenti di solidarietà e di superamento della frammentazione.

Ad esempio, la recente sollevazione dei lavoratori del tabacco alla TEKEL è iniziata con la decisione del sindacato (Tek Gıda-Is) di agire. Ma i lavoratori sono andati oltre il sindacato e la loro mobilitazione si è unita al movimento comunista, politicizzandosi, ottenendo larga approvazione pubblica e la capacità di organizzare la società. Tuttavia, dobbiamo riconoscere che, se consideriamo tutti gli aspetti, l'intervento del Partito Comunista di Turchia per stabilire legami tra il movimento comunista e la resistenza degli operai della TEKEL è stato insufficiente, e la rappresentazione della resistenza non si è concretizzata nel soggetto TKP, nonostante il forte intervento.

Lo scollamento tra la classe operaia e il movimento comunista impedisce di lasciare profondi segni nella memoria collettiva della classe operaia. Vi è un chiaro legame tra l'ambizione del sindacato di isolare i lavoratori dai comunisti ed il fatto che ogni resistenza e azione significativa portata spontaneamente dai lavoratori e che per l'azione dei sindacati non sia riuscita a guadagnare nuove frontiere nella lotta di classe, ma di mantenere le conquiste già esistenti. Tali azioni non possono organizzare la società in modo esteso. Una linea di lotta di classe con pretese più ampie che servano alla classe operaia e ottengano nuovi diritti, può essere organizzata solamente dal movimento comunista che ha un'idea politica sul futuro del paese.

Prima di continuare con altri aspetti della condizione della classe operaia in Turchia, devo dire alcune parole circa la situazione del presunto movimento "progressista" del sindacalismo e la graduale liquidazione della linea con orientamento di classe in questo settore.

Quando la Confederazione dei Sindacati Rivoluzionari (DISK) [5] si dichiarò non colpevole di tutte le accuse contro di essa, nel 1991, la nuova dirigenza della DISK adottò la linea politica di legittimazione della sconfitta del socialismo predominante nei sindacati. Questa tendenza certamente ha svolto un ruolo importante nella alienazione della classe operaia alla lotta politica ed economica. Non appena la Confederazione si ricostituì, la nuova dirigenza socialdemocratica del DİSK condannò il sindacalismo con orientamento di classe, adottando l'ideologia del cosiddetto sindacalismo "moderno". Hanno interpretato la fine del socialismo in Unione Sovietica e dell'Europa orientale come la fine della lotta di classe, hanno espresso la loro disponibilità a scendere a patti con la classe capitalista su ogni piattaforma, perdendo così gran parte dei loro membri. La DISK, negando il fatto che si trattasse di una organizzazione della lotta di classe, cominciò a identificarsi come organizzazione non governativa necessaria per stabilire il compromesso e il dialogo sociale. Su questa base, la nuova DISK timidamente si poteva più facilmente avvicinare alle organizzazioni della classe capitalista.

Dopo il 1980, la distanza tra la sinistra socialista e la classe operaia è aumentata ancora di più quando una gran parte della sinistra rinunciò ulteriormente a seguire gli obiettivi rivoluzionari. La liberalizzazione della sinistra turca e la trasformazione della DİSK in una "organizzazione non governativa" erano associate.

In linea con il concetto di sindacalismo moderno, che rinuncia all'idea dei sindacati come organizzazioni di classe, DISK preferì "politiche d'identità", piuttosto che la politica di classe. Quindi, non ha contrastato le politiche di privatizzazione e ha attribuito caratteristiche positive al cosiddetto "Nuovo ordine mondiale". In questo modo, allontanandosi sempre di più dalla lotta di classe, ha cominciato a ricorrere sempre di più alle organizzazioni imperialiste come l'Unione Europea ed i suoi rami nel movimento sindacale.

L'alienazione dagli obiettivi rivoluzionari ha comportato per la DİSK la perdita di una parte significativa dei suoi membri. DISK continua a perdere ancora oggi iscritti e il numero di sindacati suoi affiliati che organizzano vere lotte è purtroppo molto basso. Oggi DISK e la confederazione sindacale di sinistra dei lavoratori pubblici, KESK, non riempiono uno spazio a sinistra nel movimento sindacale. La voce ultraliberali della coalizione liberal-reazionaria nel nostro paese sono ben lontane dal dare speranza alla classe operaia. Queste confederazioni sono costrette ad indietreggiare a un livello tale che, nonostante i poderosi attacchi contro la classe operaia, non promettono di fare altro che chiedere una nuova, democratica costituzione.

La segregazione settoriale della classe operaia

Ora, possiamo proseguire con i cambiamenti nella composizione della classe operaia in Turchia in termini di settori economici. Questo è importante non solo perché ha a che vedere con i cambiamenti settoriali nell'occupazione dei lavoratori, ma anche in termini dei cambiamenti nelle forme di occupazione.

Secondo i dati del TSI, nel 2010, il 25% dell'impiego era in agricoltura, il 20% nell'industria, il 6% nel settore delle costruzioni e del 49% nei servizi. La maggioranza dei lavoratori nell'industria sono impiegati nelle industrie manifatturiere, mentre il 15% nel settore commerciale e il 5% nella ristorazione e nell'intrattenimento.

Le tendenze del cambiamento settoriale della disoccupazione nel nostro paese indicano il mutamento drammatico dell'economia e della società turca. Due decenni fa, vale a dire nel 1990, il 46,5% dei lavoratori erano impiegati nell'agricoltura, il 15,8% nell'industria, 5,7% nel settore delle costruzioni e il 32% nei servizi. In altre parole, in un periodo relativamente breve di tempo, la percentuale di quelli utilizzati nell'agricoltura è diminuita di quasi la metà, mentre il numero dei lavoratori nei servizi è aumentato drasticamente. Anche se il settore delle costruzioni è cresciuto molto negli anni, la loro quota di lavoratori non è praticamente cambiata negli ultimi venti anni.

Il lavoro informale è diventato una strategia di riduzione dei costi per i capitalisti turchi. Secondo i dati ufficiali, sono 3 milioni 535 mila lavoratori nel lavoro informale nel 2010, mentre il numero totale dei salariati è di 13 milioni 762 mila. In altre parole, un salariato su quattro lavora con contratti di lavoro informali, senza nessuna sicurezza.

Anche in questo caso, secondo le statistiche ufficiali, nel marzo 2011 c'erano 3.370.447 lavoratori impiegati nel settore pubblico. Ciò corrisponde al 13,31% dell'occupazione totale e il 4,1% della popolazione totale. Storicamente, nei periodi di governo dell'AKP, la quota del settore pubblico nell'impiego si è ridotta dal 15,2% nel 2002 al 13,31% nel 2011.

Figura 1: La parte de los trabajadores empleados en el sector público en el empleo total (%)

n generale, i lavoratori nel settore pubblico sono divisi in cinque status diversi: personale di ruolo, personale sotto contratto, personale temporaneo, lavoratore a tempo indeterminato e lavoratore a tempo determinato. Circa il 70% dei dipendenti pubblici (circa 2 milioni) sono di ruolo. Tuttavia, con la cosiddetta "Riforma dei dipendenti pubblici", che è nell'agenda di governo da un bel po' di tempo, si intende spostare la maggior parte degli impiegati di ruolo nella categoria dei contrattualizzati. Di fatto, il numero di dipendenti che lavorano sotto contratto è aumentato quasi del 100% dal marzo dal 2007, nonostante il fatto che la loro quota nell'occupazione totale nel settore pubblico sia tuttavia bassa (10,93%).

La condizione dei lavoratori curdi

Dal 1960, la migrazione dalle città curde, particolarmente verso le grandi città nelle regioni Egeo, Marmara e Mediterraneo è stata continua. Prima del 1985, la primaria ragione della migrazione era economica, ma da allora le ragioni politiche come la "migrazione forzata" per la guerra si sono aggiunte a quella economica. Pertanto, anche se la migrazione dei curdi verso ovest è un fenomeno continuato negli ultimi cinque decenni, è accelerato notevolmente dai primi anni '90. La variazione dei fattori che causano la migrazione non hanno influenzato notevolmente gli effetti. La principale differenza per la popolazione curda ha a che fare più con i rapidi cambiamenti delle condizioni di vita e di lavoro nelle città nelle quali emigrano.

Va sottolineato che la natura dei lavoratori curdi migranti sta cambiando, come le condizioni di lavoro nelle città occidentali. Negli anni precedenti, quando i risultati delle politiche e pratiche neoliberiste non erano ancora emersi, il lavoratore curdo migrante di solito riusciva a trovare l'opportunità di iniziare un lavoro autonomo, comunque informale, un lavoro come venditore ambulante o nella piccola produzione. Questa opportunità è scomparsa quasi completamente o è divenuta abbastanza marginale dal 1980 fino al periodo dell'AKP. Il lavoro è divenuto informale, insicuro, sub-contrattato e temporaneo, in altre parole atipico, e tali forme di occupazione sono dominanti fin dai primi anni '90. I tipi di lavoro che i migranti curdi possono trovare sono anch'essi cambiati. Cioè, invece di delimitarsi a lavori urbani marginali, i lavoratori curdi sono divenuti parte integrante della classe operaia in Turchia. Per questo motivo, i migranti curdi si proletarizzano ad un ritmo molto più veloce rispetto agli anni precedenti la migrazione. Tuttavia, questo non è un fenomeno completamente nuovo e unico, ma è una parte del cambiamento totale della classe operaia in Turchia. La differenza qualitativa delle nuove forme di proletarizzazione dei processi classici è un altro tema di discussione.

L'espansione delle forme di lavoro atipico, il graduale aumento del numero di lavoratori impiegati nel lavoro informale, precario, sub-contrattualizzato e temporaneo, è un fenomeno generale. Le sezioni più dinamiche della classe operaia, che cercano varie forme di lotta, sono coloro che lavorano in tali condizioni di lavoro, così come coloro che affrontano la minaccia di insicurezza e i lavoratori curdi diventano anch'essi più visibili in diverse esperienze di organizzazione e lotta.

Il numero crescente di lavoratori curdi migranti verso le città metropolitane in Occidente o in grandi città curde come Diyarbakir non si è indebolito, al contrario. Si rafforzano le radici di classe della questione curda. Rispetto al periodo precedente, i curdi proletarizzati si convertono in persone più aperte alla politica di classe oltre a quella dell'identità.

Un elemento importante che va registrato sui lavoratori curdi è che i processi di proletarizzazione dei curdi poveri accelerano - questo è in contrasto con la tesi che sostiene che la classe operaia in Turchia "si è curdizzata". Inoltre, un nuovo campo di lotta nuova e comune dei lavoratori turchi e curdi, sempre più oggetto di forme di occupazione informali, precarie, sub-contrattualizzate e temporanee, è maturato nonostante la relativa debolezza delle opportunità di organizzazione.


[1] Engels, F., "La situazione della classe operaia in Inghilterra - Prefazione del 1892", in Opere, vol.4, Editori Riuniti, Roma, 1972, p.677.

[2] La definizione ampia di disoccupazione è la seguente: sottoccupati, coloro non attivamente alla ricerca di lavoro ma in grado di iniziarne uno, lavoratori temporanei. Il tasso di disoccupazione reale è calcolato con la seguente formula: (disoccupati + sottoccupati + coloro non attivamente alla ricerca di lavoro ma in grado di iniziarne uno + lavoratori temporanei) / (forze lavoro + coloro non attivamente alla ricerca di lavoro ma in grado di iniziarne uno + lavoratori temporanei).

[3] In questa categoria rientrano le persone che sono in età lavorativa, cioè 15 anni o più.

[4] La categoria dei sottoccupati comprende il "sottoccupato in relazione al tempo" e la "sottoccupazione inadeguata". Nel primo caso si descrivono le persone impiegate nella settimana di riferimento che hanno lavorato meno di 40 ore in totale, nonostante la disponibilità a lavorare di più. Nel secondo si descrivono le persone impiegate nella settimana di riferimento, che sono alla ricerca di un altro lavoro per cambiare quello presente o di un lavoro supplementare nelle ultime quattro settimane e disponibili a lavorare se lo trovano.

[5] I documenti ufficiali della DISK in inglese si riferiscono all'organizzazione come la Confederazione dei Sindacati "Progressisti", nonostante che il suo nome in turco sia "Devrimci İşçi Sendikaları Konfedarasyonu" e possa essere tradotto letteralmente inglese come Confederazione dei Sindacati "Rivoluzionari".